Può sembrare scontato parlare degli Area. Eppure pochi si ricordano che quest'anno sono esattamente 30 anni dalla pubblicazione del primo disco della band, quell'Arbei Macht Frei che ha segnato una svolta per il "rock made in Italy".
Iniziamo a parlare della band: Demetrio Stratos, mostro disumano della voce, nessuno ha mai fatto uscire dalla bocca suoni come i suoi, ha esordito nei Ribelli (conoscerete certamente "Pugni Chiusi") e ha pubblicato persino un singolo per la Numero Uno di Lucio Battisti. Formazione classica di studente di conservatorio, ha perfezionato le tecniche del canto in maniera originale e avanguardistica; tanto da far uscire diversi dischi solista di sola voce (incredibile "Cantare La Voce"). E' certamente il migliore cantante che abbia mai messo piede in questa nazione.
Ma non sono certamente secondi a lui, a livello di perizia tecnica, originalità e talento, i restanti membri della band. In particolare citiamo la sezione ritmica Giulio Capiozzo e Patrick Djivas (presto sostituito da Ares Tavolazzi), il chitarrista Paolo Tofani e il tastierista Patrizio Fariselli. Provenienti dal preparatissimo circuito jazz e dei session-man, i nostri, nel debutto Arbeit Macht Frei scardinano tutte le regole del rock. Già dall'iniziale "Luglio Agosto Settembre (Nero)" mescolano melodie medio-orientali con jazz-rock generando una formula rivoluzionaria di canzone. Oltre all'allora imperante progressive, gli Area mescolano sperimentazione, avanguardia a testi (ad opera di Gianni Sassi) di ispirazione rivoluzionaria e di impatto notevolmente popolare (da notare, in questo senso, il concept album "Maledetti").
Riff rock convivono con allucinate divagazioni free-jazz mai fini a se stesse ma capaci di creare una catarsi emotiva, senza i troppi cerebralismi sterili dell'allora scena progressive. Questa è arte pura, potete capirlo o meno, come certi quadri o certe opere letterarie ma, indubbiamente va conosciuta. A quando nei libri di scuola?
[Dale P.]
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