Dopo il successo del 2017 con "Mass VI", gli Amenra si sono accasati su Relapse con cui pubblicano il quinto full lenght di una carriera ricca di uscite "minori", tra Ep, split e live vari. La formula sonora è ormai consolidata: doom, sludge, hardcore e un pizzico di black metal sono gli ingredienti con cui i belgi conducono l'ascoltatore verso la catarsi, verso gli aspetti più trascendenti dell'essere umano; gli Amenra sono i sacerdoti, ormai noti, di una cerimonia che trova nel palco il rispettivo altare.
L'album è per la prima volta cantato interamente in fiammingo, giusto per dare quel pizzico di osticità e mistero in più e rispetto al precedente non troviamo melodie "facili", nè particolare dinamica dei brani che si presentano abbastanza statici, soprattutto nelle parti più violente. Se "Mass VI" sembrava un enorme ed inesorabile moto ondoso, "De Doorn" è più un gigantesco masso di granito.
Non aspettatevi innovazioni rispetto al suono della band, sempre curato alla perfezione; i brani passano attraverso intro dissonanti, minuti di raccoglimento e preghiera che aiutano ad entrare in un mood introspettivo, per culminare, infine, in dolorose esplosioni sonore.
Ospite del disco troviamo Caro Tanghe, già voce degli Oathbreaker, uno dei gruppi del collettivo Church Of Ra.
Come le precedenti, anche "De Doorn" è un'opera non banale che richiederà il giusto tempo per entrare sotto la pelle dell'ascoltatore e troverà il suo culmine nella sua proposizione dal vivo.
[Francesco Traverso]
Canzoni significative: Ogentroost, Voor Immer.
|