Pochi dubbi sul coefficiente artistico di Alexander Tucker, alchimista sonico che trasmuta la semplicita' della canzone folk in ricercati esempi di acoustic-rock di frontiera. Metabolizzata la recente collaborazione con la Decomposed Orchestra, con la quale ha generato l'eccelso e decadente "Grey Onion" per le "Latitudes Sessions" della Southern Records, il discorso del Tucker solista riparte da alcuni degli elementi presenti proprio in quelle tre tracce. Rimangono comunque delle costanti nel sound dell'artista anglosassone, ovvero le melodie tortuose ed affascinanti imbevute del suo timbro androgino e il consueto fingerpicking che si ramifica ed intreccia come in una gigantesca cesta di vimini. Le canzoni permangono salde su strutture semplici che si reiterano in nome di una profonda unita' di base.
Si diceva di nuovi elementi. e' della partita il batterista free-jazz Paul May che introduce un sostegno ritmico prima assente nel tessuto strumentale di Tucker. Cosi' l'ondeggiante "His Arms Has Grown Long", la minacciosa "Pearl Relics" e "Sill" (in cui il buon Alexander sfodera dei ghirigori vocali di pregevole fattura) viaggiano accompagnate da puntelli percussivi mai troppo complessi. Inoltre e' stata apportata una buona scrematura delle parti piu' drone-oriented (per il cui sfogo Tucker ha messo su gli eccellenti Imbogodom), che si intercettano in "Half Vast" e "Dark Rift/Black Road", ma nonostante cio' non si rinuncia ad atmosfere astrali ("God's Creature" e' una meraviglia che riverbera i Neurosis di "The Eye Of Every Storm") o agli stranianti tappeti del meta-blues di "Atomized". Ma e' restando fedele a se stesso che il compositore britannico fa breccia: il candore ed il fascino di "Skeletor Blues", "Red String", "Hose" e' immenso, queste sono litanie pastorali che ci proiettano lontani anni luce dai rumori invadenti e dai ritmi serrati della vita di tutti i giorni e aprono porte percettive che la quotidianita' tende a mantenere chiuse con forza.
Alexander Tucker confeziona quattordici istantanee di spoglia bellezza e compie un passo in avanti rispetto a "Portal", album che osannammo con merito tre anni fa. Ancora una prova di alta qualita', ancora note sulle quali abbandonarsi, queste sono l'arte e la poesia di un artista ora piu' che mai imprescindibile.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative: His Arms Grown Long; Atomized; God's Creature; Skeletor Blues; Red String; Hose.
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