Gli Akhlys sono una delle punte di diamante della francese Debemur Morti, soprattutto dopo il riuscitissimo "Melinoë", ormai datato fine 2020. Come da tradizione per la label transalpina, il black metal in questione non si aggira nei territori convenzionali del genere, ma risulta aspramente contaminato dall'uso di elettronica che spazia dall'ambient oscuro al clangore industriale; il tutto guidato da una scrittura, al solito, stratificata, ma più cinematografica rispetto al predecessore. Un Hans Zimmer posseduto da forze oscure che collabora con i Mesarthim e i Darkspace? Potrebbe rendere l'idea.
Dentro le cinque tracce, più un ansiogeno intermezzo ambientale, troverete tutti gli ingredienti caratteristici della discografia degli Akhlys, dalle melodie solenni bilanciate tra chitarre e tastiere, ai blast beat e alla doppia cassa tritatutto di Evan Knight (aka Eoghan); la generale atmosfera oppressiva manderà in sollucchero i fan dei Blut Aus Nord, ma più che un delirio allucinato, questo sembra la colonna sonora di un'invasione di demoni alieni, provenienti dai meandri più neri dello spazio tempo.
Rispetto ai due capitoli precedenti della carriera degli americani dell'Ohio però, "House Of The Black Geminus" suona leggermente più scarico e meno dinamico. Intendiamoci, non mancano i momenti devastanti e convincenti come il riff circolare (marchio di fabbrica del gruppo) di "Maze Of Phobetor" o l'epica "Sister Silence, Brother Sleep", ma i problemi sono sostanzialmente due.
Da un lato, le idee non sono così eccezionali e qualche momento non convince a pieno, come l'iniziale "The Mask Of Night-Speaking" che fatica a decollare o l'insipida "Through The Abyssal Door" che risulta troppo statica; in secondo luogo, la scelta del tipo di produzione che rimane eccessivamente nitida e glaciale e finisce con il dare all'opera un sapore troppo industrial, soprattutto per quanto riguarda la voce.
L'elettronica è sapientemente curata e crea momenti godibili anche astraendosi dal resto dei brani. Ecco, se "Melinoë" e "The Dreaming I" erano una raccolta di bellissime canzoni, "House Of The Black Geminus" è una raccolta di momenti interessanti ma non perfettamente amalgamati tra di loro.
[Francesco Traverso]
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