Sono passati poco più di 10 anni da quando i Deafheaven rivoluzionarono lo scenario black metal con il loro black-gaze new romantic. Il loro approccio "gentile" e "hipster" (come si diceva ai tempi) ribaltò le sacre regole del genere più furioso che la musica abbia mai prodotto. Non più facce da zombie, tematiche di odio e (auto)distruzione, macellerei varia. Per molti fu un'onta al genere, per altri fu finalmente la possibilità di esprimere liberamente se stessi attraverso una musica che si presta ad infinite sfacettature.
Black metallari con fiori in mano, compilation anti fasciste, contaminazioni ardite, sessualità aperte sono ingredienti che continuano a inorridire i vecchi defender e ad entusiasmare le nuove generazioni. Arriviamo quindi ai giorni nostri con gli Agriculture, nome che viene da lanciare nel dimenticatoio se cresciuti a pane Mayhem, Darkthrone, Marduk. Vengono da Los Angeles e hanno l'aspetto di quattro contadini che non escono mai dal loro recinto incantato. Il loro esordio omonimo è prodotto da Flenser, l'etichetta che meglio rappresenta questi ultimi anni di musica heavy grazie ad un catalogo variegato e di qualità da cui emergono Have A Nice Life, Chat Pile, Midwife, Scarcity, Mamaleek, Succumb, Bosse-De-Nage. Il contenuto è il caro black-gaze di scuola Deafheaven con momenti più o meno tranquilli ma nella mezzora scarsa del disco direi che i momenti pestosi sono più di quelli rilassati in cui l'aggiunta di sassofono e violino come ospiti non fa che donare un colore in più ad una proposta particolare. Non fatevi intimidire dal nome: Agriculture con il loro approccio "terreno" hanno confezionato uno dei dischi più interessanti di questa annata violenta. Se non avete il paraocchi è un disco da ascoltare in ripetizione.
[Dale P.]
Canzoni significative: Relier, Look Pt1.
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