Josh Graham, meglio noto come componente visuale della macchina infernale che risponde al nome "Neurosis", e' un graphic designer e musicista con i cosiddetti, e questo va subito messo in chiaro. Gli A Storm Of Light sono il SUO progetto, il suo lascito al mondo, il suo benestare, il modo di rapportarsi suo personale alla civilta', e alla mente di quest'ultima, attraverso queste visioni distorte provenienti dalla sua iper-prolifica immaginazione audio-visiva (si ricordino quei due quasi capolavori a nome Red Sparowes, i primi due, poi lui se ne distanzio' volutamente: si, anche li' la mano era sua, benché qui il contesto sia un tantino diverso).
Qui siamo al terzo capitolo della SUA saga sulla terra e sul suo stato di salute, sulle sue malattie inguaribili: il primo cd, uscito ormai 4 anni fa, "And We Wept The Black Ocean Within", era incentrato sull'oceano, sull'inquinamento globale, ed il sound era volutamente innacquato, pieno fino all'orlo di distorsioni fluttuanti, riff strabordanti di spiritualita' marittima, ma il tutto era alquanto privo di personalita', pagando un conto non indifferente con il sound della sua band madre; il secondo, "Forgive Us Our Trespasses", era invece incentrato sull'industrializzazione (da notare come anche le copertine sono sempre in perfetto tema con il contenuto - a mio modesto parere uno dei migliori graphic designers per copertine di album in circolazione!), sullo sfacelo provocato dalla mala cura dell'uomo per il nostro pianeta, ed il sound prendeva gia' da allora piu' personalita', facendosi piu' corposo, meno acquoso, piu' duro, meno pieno, piu' a fuoco, allontanandosi dal suo progetto principe.
Adesso siamo al terzo parto, ed il titolo si allunga notevolmente, mentre il minutaggio viene un tantino ridimensionato, e gia' dalla splendida (ma poteva essere altrimenti?) copertina si intuisce qual e' il punto chiave dell'album: l'uomo e la sua avidita' di conquista, creando nient'altro che una valle di morte attorno a se (il titolo e' esemplificativo in tal senso). Il sound prende il volo, s'innalza ad una personalita' tanto attesa quanto imprevista: snellimento delle strutture, forma canzone messa in atto, minutaggio dei brani contenuto, psichedelia stoner in atto, riffoni e groove strabilianti; sembra quasi di ascoltare i Kyuss, i Soundgarden di "Badmotorfinger" (sul primo brano, Missing, c'e' proprio Kim Thayil alla sei corde come guest), che flirtano con i Minsk piu' concisi, per poi banchettare con i Tool piu' mistici ed i Neurosis piu' doom-oriented.
Forse non tutto e' a fuoco: questa svolta rock-stoner si perde in alcuni anfratti dell'album in questione, ma e' in episodi come l'opener Missing, nella successiva Collapse, nella splendida "quasi ballata" Destroyer, nella epica cavalcata di Leave No Wounds, in Death's End (dove compare una bella parte atmosferica a nome della regina dell'oscurita' per eccellenza: Jarboe), e la conclusiva e apocalittica Wasteland, che il progetto prende il volo letteralmente e mostra tutta la sua caratura.
Non mi resta che consigliarvi volutamente l'ascolto di tale dischetto, conscio che per i cultori del genere sara' una bella boccata d'aria fresca, e per i restanti un pugno dritto in faccia, con risvolti psichedelici ed allucinatori!
Il perfetto cd nero per l'estate calda che si prospetta e' servito!
Grande josh, grandi A Storm Of Light!
[Lucio Leonardi]
Canzoni significative: Missing, Destroyer, Death’s End, Wasteland
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