Chi ha adorato "Mer De Noms" troverà superflua questa recensione, così quelli che fanno dei Tool e di Maynard una ragione di vita. James Keenan è un di quelli che riescono a trasformare in oro ogni cosa che toccano o, più realisticamente, che cantano. Che il singer dei Tool sia uno dei migliori cantanti usciti dagli anni 90 è semplice e pura verità! L'esordio della band-side project composta dal compositore e guitar-tech Billy Howerdel, dal fedele Josh Freese e dalle new-entry James Iha (Smashing Pumpkins) e Twiggy Ramirez (Marilyn Manson), "Mer De Noms" è stato senza dubbio IL disco del 2000, capace di traghettare l'oscurità tooliana in un vortice romantico-depressivo di matrice folk/pop di chiaro stampo gotico. Thirteen Step è un disco per molti aspetti diversi. Non fatevi fuorviare dal singolo apripista "Weak & Powerless", di dubbia utilità e spessore. Il disco offre altro. E che altro!! La lunga apertura spetta a "The Package": 7 minuti di dolcezza cantilenante che esplode in una potenza chitarrista senza pari aiutata dal soffio potente del basso del buon Twiggy. Tralasciamo i 3 minuti di "Weak & Powerless", bella ma un po' fuori contesto. L'apice del disco arriva subito dopo: "The Noose" è la canzone che solo una mente illuminata può scrivere e pensare. Pensate agli ultimi Dredg (quelli del sottovalutatissimo El Cielo) che si trovano a jammare con i Radiohead nel giorno in cui l'America ha iniziato a bombardare l'Iraq (o un altro paese a caso). Ipnotica e dolce la prima parte, ha un crescendo malinconico da clima da fine del mondo, poi entra l'ormai leggendario basso di Twiggy e sembra che si stia scatendo l'impossibile, ed è quello che accadrà: il finale epico (qua i Dredg si sentono tutti) è da antologia della musica. Un classico senza pari. "Blue" non è, ovviamente, agli stessi livelli e patisce una leggerissima monotonia di fondo, ben riscattata, però, dal finale psichedelico. Memore di certi Smashing Pumpkins "Vanishing", ma ha una struttura che ti prende e non si capisce bene dove voglia portarti, ma ti prende lo stesso. Ti senti soffocare sentire la voce di James super filtrata e assente per buona parte della canzone, ma questa è una delle miliardi di emozioni che regala il disco. Ci credereste che gli A Perfect Circle sono anche un gruppo trip-hop? Ascoltate "A Stranger" e ditemi che ora inizierete a sognare una collaborazione tra Maynard e i Massive Attack! Unico difetto della canzone è l'eccessiva brevità. Ma non farete in tempo a disperarvi che la potenza di "The Outsider" vi ricorderà che siete dei rocker dal cuore di pietra e urlerete di gioia a sentire le chitarre potentissime di Billy (un capitolo a parte ci vorrebbe per Twiggy, ascoltate e capirete). La "Judith" del nuovo disco (comprensiva di assolino molto simile). "Crimes" è un brano molto particolare scandito dalla potente batteria di Josh Freese e condito da una chitarra epica. Un piccolo intermezzo in attesa della canzone più strana dell'intero disco: "The Nurse Who Loved Me". In realtà una cover del vecchio gruppo di Troy Van Leeuwen (oggi nei QOTSA), qua riarrangiata. Archi a profusione e voce vellutata del, solito, immenso, Keenan. Atmosfera da gran ballo del 800 con una componente gotica e drammaticamente triste, come se il cantante, durante l'esecuzione meditasse il suicidio proprio lì, davanti a tutti, e tutto attorno si muovesse lento, sfuocato con luci strane ed espressioni grottesche. Ovviamente il suicidio non avverà: dopo un secondo dalla fine parte il potentissimo, e in quel momento straniante, riff di "Pet". Una sorta di ninna nanna come solo Maynard può scrivere. Quello che fa grande la canzone è la cura dei particolari di ogni secondo di questa canzone, che, forse, solo con il testo davanti potrete apprezzare in pieno. Grandioso il finale con il ripetersi della frase "Go Back To Sleep". Padre dolce o spaventoso? La successiva "Lullaby" non è altro che la continuanzione di "Pet", una coda strumentale che porta al finale dell'album: "Gravity". Unica canzone scritta dalla vecchia formazione e si sente. Sembra un'outtake riarrangiata di "Mer De Noms". Non pensatene male, anzi: è un gioiellino. Arrivati alla fine non vedrete l'ora di riascoltare tutto il disco, canzone per canzone, assaporandone ogni prezioso secondo e scoprendo particolari ed emozioni che ancora non avevate scovato. Fantastico il lavoro delle chitarre, mai scontate ed è difficile trovare questo o quel riferimento, ma suona tutto come originale e nuovo. Ottimo e preciso (ma mai sopra le righe) Josh Freese che paga la tassa del session man, ovvero poche volte ti fà saltare dalla sedia. Immenso Twiggy, un suono di basso così potente e distruttivo con pochi colpi raramente l'avevo ascoltato e stupisce sentirlo così preparato e di gusto dopo averlo visto suonicchiare con i Marilyn Manson con aria svogliata e mostruosa (ora struccato rimane brutto ma decisamente più simpatico!). Non ho aggettivi per Maynard. Una delle poche voci REALMENTE emozionanti. Emozionanti in tutti i sensi, potete ritrovarvi a piangere, ad urlare, ad incazzarvi, a soffrire e a maledirvi solo attraverso il suono della sua voce e delle sue parole, mai scontate e banali. Il gruppo definitivo? Ci siamo molto vicini, vedrete che il prossimo album (fra altri 3 anni?) sarà anche meglio. Ovviamente da comprare, e poi se impazzite e se non lo avete già fatto, il mese prossimo, regalatevi El Cielo dei Dredg e vivrete contenti per sempre.
[Dale P.]
Canzoni significative: The Package, The Noose, The Nurse Who Loved Me
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