Personalmente non davo più una lira ai Trail Of Dead. Un passato fatto di dischi immensi, live set paurosi e la certezza di aver di fronte una band da portare con se per tutta la vita.
Invece rimangono quei due o tre album fondamentali e una caduta libera imbarazzante.
Mi metto all'ascolto di questo EP per vedere se qualcosa è cambiato, perchè comunque a loro ci si è affezionati e parlarne male è doloroso ma, insomma, il talento ce l'avevano e non può essersi prosciugato completamente.
Partiamo avantaggiati: la breve durata toglie di mezzo tanti strani grilli. In più da un EP non ci si aspetta mai il capolavoro.
Quindi la recensione si scrive da sola: dura poco, le canzoni ci sono e il sentimento pure, il pomp-rock è filtrato con l'attitudine noise dei primi tempi (senza le vette va da se) suonando come una versione anni 90 degli Who virati prog
con un pizzico di postrock scozzese. Con quella malinconia, con quella grandeur, ma cogliendo l'essenziale senza inutili fughe a vuoto.
Non è Madonna, o Source Tags & Codes. Ma per fortuna siamo ben al di sopra di So Divided e di Worlds Apart. Aspettiamo le prossime mosse in attesa di recupare quella che è (sulla carta) la più grande macchina da rock di questi anni.
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
|