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Tora Tora!Genova16/09/2004Quello che per molti è un evento come tanti altri per il pubblico genovese è diventato immediatamente l'evento più importante dell'anno dopo il fallimento (in termini di attrazione) del GoaBoa2004.
Il Tora Tora si inserisce nello spazio concerti della festa nazionale dell'unità e vede il cartellone diviso in due giornate. La prima (quella che andremo ad analizzare) è quella più interessante. Le band sono tutte appetibili e risulterà difficile sacrificare una band per andare a mangiare!
Causa pioggia ci perdiamo Hidea, Northpole e Diva Scarlet.
Non ci perdiamo, però, i Cut. Il loro rock'n'roll venato di blues e di noise è di notevole impatto ma la perdita della cantante ha reso la band una delle tante. Peccato.
Gli Appaloosa, invece, mi hanno stupito molto più che su disco. Ritmi intricati, poliritmie, disparità, due bassi e una batteria. Il gruppo si è elevato su tutti per l'impatto e la bellezza della proposta. Formidabili.
Dopo di loro sale sul palco Paolo Benvegnù. Un po' fuori contesto e un po' noioso. Nel corso della giornata si sentirà di meglio.
Per esempio i Giardini Di Mirò. Per quanto non gradisca più quel post-rock alla Mogwai (leggi: la formula ha rotto) la band dal vivo suona bene ed è energica. Sinceramente qualche anno fa mi sembrarono un po' meno posers ma forse sono io che sono un po' più smaliziato e un po' più rompicazzo.
Non si può parlare male dei One Dimensional Man. Granitici, distruttivi e alcolici. La loro formula funziona e così le canzoni. Assieme a quello degli Appaloosa è stato il miglior concerto della giornata.
Per la nostra cena sacrifichiamo i Tre Allegri Ragazzi Morti. Vediamo però i Linea77. Bravi bravi bravi. La loro musica (nu-metal/hardcore/emo) raccoglie entusiasmi e, giustamente, se lo meritano dopo tutti gli anni passati a suonare su e giù per lo stivale.
Stupisce vedere a questo punto del festival Giorgio Canali, chitarrista dei PGR. La band è sconosciuta perlopiù a tutti ma il nostro riesce a conquistare tutti con il suo rock d'impatto senza fronzoli. Ottimi testi, musica semplice ma immediata e tante belle canzoni. Una maggiore promozione lo renderebbe un personaggio di primo piano.
I Verdena suonano un live-set diverso rispetto a quello visto pochi mesi prima al GoaBoa. Niente assoli ma solo canzoni, tra cui il primo singolo Valvonauta (leggermente stravolto). Bravi ma non certo il mio gruppo preferito. Diciamo formalmente perfetti.
Gli Afterhours sono stati una grossa delusione. Una band che non sa più che direzione prendere o che è indecisa sul da farsi. Svoltare completamente o continuare ad essere gli Afterhours?? Scelta difficile. Si apre con Rapace ma pian pianino si perderanno per strada con cover, brani nuovi e chissà cos'altro. Gioia e Rivoluzione, La Canzone di Marinella, brani in inglese, Dea, Male Di Miele. Non si capisce niente in questo minestrone mal assortito. Il pubblico rimane spaesato nella speranza che arrivi qualcosa che non arriverà. Manuel Agnelli saluta tutti e la folla velocemente se ne va. Rimaniamo in pochi a sperare che Manuel rientri e suoni da solo qualche brano dei "nostri" Afterhours. Così non accadrà. Gli Afterhours sembra che vogliano educare il pubblico o semplicemente sceglierlo ma non si rendono conto di non essere una band indie ma sono, al contrario, mainstream (basta vedere la quantità di ragazzine tra il pubblico). Non sono contrario ai cambiamenti, anzi, ma un concerto del genere non ha soddisfatto nessuno. Speriamo nel disco nuovo.
Il giorno dopo me lo sono risparmiato: Africa Unite, Modena City Ramblers sono due ottimi motivi per non andare.
[Dale P.]
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Recensioni dei protagonisti del concerto:
LIVE REPORTS
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