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Mazda PalaceTorino12/11/2006Chi ha disertato se ne dovrà pentire. Se sulla carta doveva essere una semplice replica del tour di qualche mese fa in location di dubbio gusto la realtà è stata ben diversa.
Innanzi tutto il gruppo spalla. Purtroppo metà del pubblico se li è persi per la deprecabile mania di far suonare i supporters (in questo caso non una band qualunque) a orari disumani. Per fortuna riesco a vedere quasi metà set dei Mastodon. Ed è stato un bel vedere. Penalizzati da un'acustica che privilegiava la doppia cassa hanno però devastato il devastabile. Metronomici, e sicuri di sè ma, incredibilmente, fuori contesto. Senza dubbio da rivedere in solitaria, magari in un luogo più raccolto e con la speranza che finalmente affrontino un vero tour anche da noi. Magari non avranno conquistato nessun nuovo fan ma chi c'era non è rimasto indifferente.
I Tool. E pensare che dopo Milano sembrava impossibile vedere la band in forma migliore. Eppure...
Saranno stati i suoni che, pur inseriti in un contesto riverberoso e lasciati ad un volume da denuncia penale (sarò vecchio ma ho dovuto improvvisare due tappi), erano degnamente equalizzati. Sarà stata la scenografia espansa con effetti laser e sorprese a tutto spiano. O forse il contesto più raccolto e con un pubblico rispettoso delle richieste della band. Tutto questo unito ad un gruppo veramente in forma (per quanto certe volte mi stupiscano per delle imprecisioni elementari) orientato ad un noise psichedelico dilatato oltre alla solita consueta dimostrazione di potenza e tecnica.
La partenza è da infarto. "Stinkfist" lascia da subito senza fiato. Ma è la successiva "The Pot" (pur suonata maldestramente) a conquistare. Da qui in poi è una progressione di emozioni fino al vero e proprio orgasmo sonoro e visivo sul finale di Aenima. La scaletta non riserva grosse sorprese rispetto a quella di qualche mese fa (segnaliamo giusto "Swamp Song") ma ogni brano è inframezzato da rumori, drones e invenzioni da parte di tutti i musicisti. Su tutti è da menzionare il beat alla Aphex Twin di Danny creato sui pad elettronici.
Ma anche le canzoni stesse sono state leggermente ritoccate. Basta ascoltare "Schism". Notevolmente più lenta nella prima parte viene presa di pugno da Adam Jones e velocizzata fino a creare un vortice metal di rara intensità. Maynard però è stata la più bella fra le tante sorprese. Vestito solo di pantaloni aderenti e maschera antigas (ma il pubblico dei Tool è così puzzone?) ha ballato e scherzato ma, soprattutto, ha regalato una prestazione maiuscola. Assieme a Justin Chancellor è stato il vero protagonista della serata.
Ed eccoci a tessere le consuete lodi a questo bassista che passerà alla storia come uno dei più originali ma senza dubbio geniali innovatori dello strumento. Cura della strumentazione oltre il normale, effettistica che non suona mai banale e stucchevole e soprattutto una sicurezza nell'estrapolare suoni deviati che mai mi è stato di vedere. Se, per dire, viene incensato il pur bravo bassista dei Muse cosa si dovrebbe dire di Justin? Il suo uso del basso è praticamente analogo a quello di una chitarra solista, senza gli inutili orpelli classicheggianti dei guitarhero, unito ad un incessante lavoro ritmico tipico del basso. Praticamente sono due musicisti in uno (ma facciamo anche tre o quattro!).
Se siete ancora in tempo cercate di vedermi almeno una data del tour europeo. Altrimenti la band ha promesso di tornare la prossima estate.. ma chissà perchè non ci metterei la mano sul fuoco.
[Dale P.]
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