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Wood FestivalLodi20/07/2012Sono poche le serate di autentica aggregazione per il popolo barbuto. Solitamente gli eventi di questo calibro sono infrasettimanali, un po' perche' le band preferiscono nazioni piu' ricettive, un po' perche' si tende al risparmio coprendo i buchi dei tour.
Questa volta l'evento e' imperdibile: in primis l'ingresso gratuito che convince anche i piu' scettici a muoversi verso Lodi. Poi la sorpresa, arrivati sul posto, di una location splendida (zanzare a parte) e di un palco piccolo ma accogliente, aperto su tutti e quattro i lati. Il Parco Belgiardino di Lodi, gia' sede dell'ottimo Creature Festival, meriterebbe di diventare un posto di primo piano per eventi di questo tipo.
Arriviamo in tempo per ascoltare i Morkobot, che a parte un po' di inciampi iniziali a causa di problemi tecnici, offrono un concerto di tutto rispetto. Sempre meno viaggiosi e sempre piu' metal alla Meshuggah, il trio strumentale lascia a bocca aperta i gia' numerosi presenti.
Inizia il main event: i Weedeater di Dixie Collins lasciano sbalorditi per ignoranza e attitudine hardcore. Bottiglia di whisky, basso (Squier!!) ipersaturo, e tanto groove. 40 minuti di lezione di palco. Nel mentre il pubblico vola sul palco, fuma, beve birra e si rilassa sul prato mangiando un panino con la salamella.
E' il turno dei Red Fang. Pur essendo la quarta volta in Italia in poco piu' di un anno la band ha sempre lasciato un ottimo ricordo guadagnando via via sempre piu' ascoltatori. Merito ovviamente degli ormai famigerati video e di un disco (Murder The Mountains) che ha aperto la strada a nuovi adepti del culto stoner rock.
Prima fila composta da fan con spade e asce in onore del video di Prehistoric Dog, amanti del pogo a tutti i costi e tante, ma tante, ragazze. Simbolo che qualcosa sta cambiando. La band sembra sul punto di esplodere, di diventare enorme, e ci auguriamo che non sia l'ultima occasione di vederli scherzare e parlare fino a ora tarda con il pubblico.
Il concerto e' stato pressoche' perfetto. Contando che il batterista era in stampelle e non ha perso un colpo direi piu' che perfetto. La scaletta rivela tutto cio' che c'e' di buono nella band: i tempi valzer alla QOTSA, i riffoni alla Melvins, una bella voce "melodica". I Red Fang stanno conquistando quel terreno che doveva essere dei Torche, con un prodotto che, ad oggi, riassume alla perfezione il concetto di "band rock" che parte dal basso.
L'evento finisce con un abbraccio collettivo con la band che dopo i bis rivela tutta l'emozione di una serata riuscitissima, in una nazione che dimostra di amarli alla follia: dai metallari piu' intransigenti alle ragazzine che iniziano a scoprire il fascino del rock barbuto.
Bravi tutti.
[Dale P.]
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Recensioni dei protagonisti del concerto:
LIVE REPORTS
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