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Punk Rock RadunoBergamo17/07/2022
Il Punk Rock Raduno è un appuntamento obbligatorio per tutti coloro che amano il genere nella sua declinazione più pura devota ai Ramones. Nei quattro giorni in cui ero impegnato dietro il banchetto di Flamingo Records ho potuto ascoltare tanto ma vedere poco. Mi sono tenuto però il quarto giorno (la domenica) per godermi qualcosa anche dal punto vista visivo.
La giornata, al contario delle altre, è decisamente varia spaziando fra garage, alternative, oi e l'immancabile punk rock. Ad aprire le danze i folli belgi Prince Beastly, band con una stravagante gimmick demenziale medioevale, una sorta di dungeon punk. Tastierini alla Mortiis, orecchiabilità contagiosa, tempi belli sostenuti e la sensazione di vedere un buffo circo conquistano gli ascoltatori praticamente all'istante. L'italiana Bad Man Records ha pubblicato una loro compilation intitolata "Rocket To Prussia" per cui se volete divertirvi anche a casa potete rimediare facilmente.
Sino Hearts sono la creatura del cinese Zhong, personaggio di culto che meriterebbe un articolo a parte. Per l'occasione si fa accompagnare da un paio di ragazzi occidentali mentre inonda il pubblico di melodie power pop e grintosi riff garage. Zhong è certamente uno dei personaggi più rock'n'roll attualmente in circolazione!!
Ho quindi la possibilità di vedere due band più vicine ai miei gusti. The Bobby Lees hanno recentemente pubblicato un EP di quattro pezzi per la Ipecac grazie alla segnalazione di Henry Rollins. Il loro disco "Skin Suit" è stato prodotto da Jon Spencer. La band è giovanissima e bella tosta. La magnetica cantante (e chitarrista) Sam Quartin incanta il pubblico con mosse grintose, sguardo dolce, look grunge e una voce da rocker vissuta. La bassista Kendall Wind è una furia: suono gigantesco iper distorto ricco di intarsi e svarioni; si permette persino di buttare addosso al pubblico estasiato un assolo di basso sopra le righe. Macky Bowman (batteria) non si risparmia ad ogni colpo e il chitarrista Nick Casa è l'architetto sonoro che spara riff noise-blues-grunge. In scaletta, oltre a canzoni nuove e meno nuove troviamo "Blank Generation" di Richard Hell e "Be My Enemy" dei Waterboys.
Una band che probabilmente non avrà mai un grosso successo ma che inevitabilmente ad ogni concerto non può che guadagnare fan su fan. Per molti il concerto più bello del festival.
La seconda band che ero curioso di vedere erano le Baby Shakes. Quartetto formato da tre donzelle e un maschietto che mi convinsero parecchio con il disco "Cause A Scene" uscito nel 2019 dove proponevano un irresistibile mix di power pop, bubblegum e glam. Mi aspettavo un concerto divertente e sculettante mentre è stato molto di più. La cantante Mary Blount ha il carisma di Joan Jett e sembra nata per fare la front-woman. Sa assere ammiccante e sorridente con ogni persona del pubblico, non lesina le classiche pose glam rock ma soprattutto canta e suona perfettamente. Il resto della band la segue con decisione: la bassista sembra uscita dal cartone animato Josie and the Pussycat ed è anche un precisissima macchina del groove, la chitarrista Judy Lindsay ricama con stile surf-rock ogni spazio disponibile. Scaletta velocissima, suonata a rotta di collo come andrebbe fatto da tutti.
Per dovere di cronaca nel resto della giornata hanno suonato anche Bull Brigade, Pat Todd And The Rankoutsiders e High School Dropout ma ero impegnato al banchetto.
[Dale P.]
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Recensioni dei protagonisti del concerto:
LIVE REPORTS
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