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AlcatrazMilano24/11/2011Un po' deludente l' unica data italiana degli Opeth giovedi' 24 all' Alcatraz di Milano. Dopo essermi preparata ascoltando vari album della band tra i piu' vecchi ed i piu' recenti, avendoli trovati tutti magnifici per la loro complessita' tecnica e compositiva, sono germogliate in me grandi aspettative per questo live.
Lo show inizia presto con gli svedesi "Pain Of Salvation", band definita prog metal, ma che a me e' parsa un misto tra folk, rock, metal dal sapore un po' commerciale. Proprio a causa di questa sovrabbondanza di sfumature, benche' vantino un cantante dalle doti vocali notevoli ed abbiano in genere un buon potenziale, non ho apprezzato molto.
Dopo una breve attesa per il cambio palco, tocca gli Opeth che, almeno inizialmente, tralasciano i discorsi e cominciano subito con un paio di pezzi dall' ultimo album "Heritage". Ottimi. Poi il cantante Mikael Akerfeldt attacca a parlare: ringraziamenti, lodi al pubblico, chiacchiere, qualche battuta ed intanto molti minuti passano. Aspetto, un po' seccata da tutto questo parlare poi, finalmente Mikael annuncia qualche pezzo dei vecchi album: era l'ora!
Finalmente rieccheggiano le note di "Porcelain Heart" di "Watershed", l'esecuzione e' perfetta in ogni sfumatura e persino la voce e' all'altezza. Sembra di ascoltare il disco e vista la complessita' dei pezzi degli Opeth, resto seriamente impressionata. Purtroppo a questo punto ricomincia la lunga serie di sprechi di tempo che ha caratterizzato la serata, "Porcelain Heart" viene interrotta da un assolo di batteria piu' lungo della canzone stessa, e da questo punto in poi lo spettacolo si trasforma in un cabaret. Cambio di chitarre per proporre due pezzi acustici e Akerfeldt parla, tra un esecuzione e l'altra ancora parole, tutto viene intramezzato con lunghi discorsi in inglese che per di piu' la maggior parte del pubblico nemmeno capisce.
Persino dopo la classica "fine simulata", quando la band acclamata torna sul palco per regalare ai fan ancora un ultimo pezzo, tantissimo tempo viene sprecato in convenevoli e discorsi che ben pochi seguono e che superano di gran lunga il tempo impiegato a suonare. A questo punto mi domando perche' un gruppo tecnicamente perfetto come gli Opeth, debba sprecare l' esiguo tempo a disposizione in chiacchiere inutili, piuttosto che usarlo per fare cio' che gli viene straordinariamente bene: suonare!
[Maria Martini]
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