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MilkGenova19/11/2005Sembravano capitati lì per caso. Con quelle espressioni un po’ stupite e surreali, a metà tra la distrazione e l’estrema serietà…eppure non era per caso. Già,perché quei personaggi fuori dal tempo, apparsi sul palco inconfondibilmente colloso del Milk, hanno richiamato una discreta folla di adepti, accorsi per ascoltare le pillole di “Socialismo Tascabile” elargite dai tre.
Il concerto è stato aperto dagli Ex-Otago, in una delle loro energiche e divertenti performance “indie-pop-acustiche”.
Poi l’ingresso di Enrico(moog,casiotone,basso,premeditazioni grafiche,pensiero debole), Daniele (chitarre, basso e mutuo quinquennale) e Max (voce, testi, ideologia a bassa intensità). Il trio emiliano, che vanta nell’immaginario comune illustri analogie (quell’atmosfera d’insieme un po’ alienante che ricorda i Kraftwerk, i testi recitati dei Massimo Volume e le tematiche che riecheggiano i CCCP) è una grande varietà di influenze(dalle atmosfere new wave 70-80, ai Joy Division,sino agli Xiu-Xiu,passando per Cure e LCD Soundsystem) che è sfociata in un mix indefinibile.
Si inizia con i ricordi di scuola e ribellione giovanile di “KAPPLER”,poi la sussurrata “ENVER”, e la descrizione della piccola ,anacronistica isola felice socialista che è il paese di Cavriago in “PICCOLA PIETROBURGO”. Durante “CINNAMON”(tratta dal racconto di A. Bertoldi), breve antologia del chewin-gum, il lancio ormai di rito delle gomme alla cannella ( sulla buona strada per diventare oggetto cult); poi “TONO METALLICO STANDARD”,graffiante ritratto dell’odiosa tipologia del giovane “spocchioso-indie” (gira voce che sotto il “bip” si nasconda il nome del cantante/chitarrista dei July’s Haircut) e personalmente uno dei miei pezzi preferiti. Si passa al primo amore/prima disillusione di “KHMER ROSSA”, e al quadro incredulo-amaro della Praga post regime di “TATRANKY”. Il pubblico si diverte; chi non conosceva i tre Reggiani ascolta i testi e sorride della loro genialità, chi già li ama canticchia o aspetta compiaciuto la prossima parola di un pezzo noto; c’è persino qualche pugno alzato..assolutamente a tono con l’atmosfera nostalgica e sospesa nel tempo; chi si annoia…beh..o li ami o li odi. E’ il momento pseudo romantico del malinconico racconto della fine di un amore,vissuto attraverso una ciabatta,simbolo di una quotidianità finita in “DE FONSECA”. La gente batte le mani e persino balla quando gli Offlaga attaccano l’incalzante “ROBESPERRE”, hit del gruppo, mix di immagini giustapposte della metà degli anni 70, richiesta a gran voce da un molestissimo fan.
Dopo un finale asciutto e senza chiacchiere, ricompaiono per i bis, tra i quali spicca l’inedita “CIOCCOLATO IACP”, storia di case popolari, disperazione e Toblerone.
Persino i ringraziamenti, hanno qualcosa di carismatico. Sarà per il delizioso accento emiliano; sarà per l’assurdità genialoide dei testi, sempre divertenti per un ironia sarcastica che nasconde un po’ di sana disillusione..contraddetta però dall’esibita ideologia politica nostalgica di chi “ci crede ancora”; sarà che i ritmi elettronici sono ossessivi e incalzanti a volte, d’atmosfera altre; sarà il tono apparentemente inespressivo , marchio di fabbrica di Max; sarà la versione dal vivo..meno arrangiata rispetto all’album “Socialismo Tascabile(prove tecniche di trasmissione)”…sarà…sarà…
OFFLAGA DISCO PAX è un collettivo neosensibilista contrario alla democrazia nei sentimenti. OFFLAGA DISCO PAX rifiuta la socializzazione delle perdite e ritiene la vostra esistenza approssimata per difetto. OFFLAGA DISCO PAX, il Socialismo in un solo quartiere. OFFLAGA DISCO PAX: tutto il resto è desistenza.
[Marta]
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Recensioni dei protagonisti del concerto:
LIVE REPORTS
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