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MamamiaSenigallia23/08/2008Quando si fanno parecchi chilometri per un concerto è inevitabile sperare che la band suoni per ore e ore. Quando "la band" è tra le migliori degli ultimi 15 anni spereresti che non smetta mai di farlo. Se non viene in Italia da anni allora la speranza di un concerto speciale diviene certezza. E invece. Invece l'unico neo di un evento perfetto è dato proprio dalla durata piuttosto scarsa (sull'ora e mezza circa) di una scaletta criticabile ma pur sempre affascinante. Scaletta incentrata sull'album nuovo, rappresentativo di quello che sono ora i Neurosis, ma non di quello che sono sempre stati. E' mancata l'apocalisse, la disperazione nera e il tocco del fuoriclasse. La voglia di spaccare gli strumenti per estorcergli QUEL suono, la volontà di dare al pubblico un po' di gioia. La fine del concerto è arrivata come un lampo, nel momento in cui ti aspettavi che avrebbero iniziato il revival. O semplicemente una "Times Of Grace" a suggellare la fine di un concerto ineccepibile. Forse neanche loro si rendono conto della loro bravura. Per i Neurosis essere i Neurosis è la cosa più normale e naturale. Loro, artigiani sonori di precisione e gusto leggendario, vivono quotidianamente quella sensazione di vuoto che ci hanno lasciato dopo l'ultimo feedback di "Stones From The Sky". Penso che qualcuno di loro abbia detto agli altri "potremmo farli felici..", poi mordendosi la lingua è rimasto in silenzio, pensando fra sè e sè "già..siamo i Neurosis". Loro sono una faccenda seria. Non vogliono essere idolatrati, non sanno di essere un faro perchè loro stessi li seguono ancora. Dave Edwardson, il bassista, esibisce con orgoglio la maglia dei Melvins. Perchè, insomma, veniamo tutti da lì.
Un'ora e mezza e una scaletta particolare non compromettono la resa di una band che è comunque senza rivali. Potenti e poetici fanno soffrire il pubblico dalla prima nota di "Given To The Rising". Il suono è equilibrato e chiudendo gli occhi sembra di ascoltare il disco. Ma riaprirli è utile per godersi le proiezioni disturbanti e ipnotiche, lontane da certi facili clichè.
Oltre ai fuoriclasse assoluti (ma, ripeto, parecchio pigri in questa occasione), prima di loro, abbiamo assistito all'esibizione di due band: The Ocean e A Storm Of Light.
I primi offrono un metalcore ricco di influenze, tecnicamente arditi e di grande impatto. I difetti risiedono in qualche giro a vuoto (l'impressione è che certe parti siano incollate alla bene e meglio), un cantante troppo tamarro per i miei gusti e nel presentarsi in formazione dimezzata, addirittura con il basso campionato. Gli A Storm Of Light, cancellano ogni dubbio sulla loro utilità. Pur formati da Josh Graham (visual dei Neurosis, chitarrista di Red Sparowes e Battle Of Mice), e accompagnati da Vinnie Signorelli (Unsane) alla batteria il loro set è mortalmente noioso, banale e monotematico. Tutto questo non porta neanche ad un effetto ipnotico, anzi le immagini fatte da mari in tempesta e nuvole ha esaltato la mancanza di idee di Josh. La fiera del clichè e nulla di più. Da dimenticare.
Speriamo di non dover pazientare anni per rivedere LA band in azione.
[Dale P.]
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Recensioni dei protagonisti del concerto:
LIVE REPORTS
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