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AlcatrazMilano26/01/2012Dopo anni di serate come opener, festival a meta' pomeriggio o concerti in locali osceni (Magazzini Generali?) finalmente abbiamo la possibilita' di ascoltare i Mastodon in un contesto piu' che meritevole. Per di piu' in buona compagnia: la band infatti non dimentica le proprie radici e porta con se' i Red Fang, formazione di culto e probabili prossime grandi star del beard-metal.
Inizio metronomico alle 20.30, suoni precisi ma molti educati e scaletta completa, i quattro di Portland suoneranno praticamente tutto il repertorio con grande emozione ma con buona presa. Il pubblico e' preparato e accoglie i Red Fang con competenza. Certo, al Magnolia con The Ocean e Intronaut fu un'altra esperienza, molto piu' selvaggia e rock ma non e' semplice per una band non sfigurare pure in un palco notevolmente diverso. Commuove vedere come sonorita' devote ai Melvins riescano a conquistare un pubblico cosi' giovane che probabilmente non ha mai sentito Stoner Witch. Ovazioni per gli ormai classici "Prehistoric Dog" e "Wires".
I Mastodon ci consentono di bere una birra e scambiare due chiacchiere con amici provenienti da tutta Italia e alle 21.45 precise salgono sul palco. Per un'ora e mezza non ci saranno soste ne chiacchiere con il pubblico. La band e' diversa da quando li vidi in due splendidi concerti nel 2008. Nei primi brani si perde in suoni impastati e in una scaletta che privilegia gli eccessi barocchi. Confesso che e' volato qualche sbadiglio. Pian pianino si scaldano e non lasciano prigionieri. La scaletta, ricca e ben bilanciata, pesca da ogni album della band fino al tripudio finale formato da Iron Tusk/March Of The Fire Ants/Blood And Thunder che vale abbondantemente il prezzo del biglietto.
Il bis e' il delirio di cuore e amore alla Jovanotti con alcuni fan e i Red Fang a cantare in coro "Creature Lives". Ma solo in questa occasione vedremo la band sciolta e sorridente, sinceramente devota verso i propri, preziosi, fan.
Dicevamo delle differenze rispetto al passato: sicuramente i Mastodon sono cambiati, ed e' cambiato parte del pubblico, molto piu' interessato ai tecnicismi che all'impatto sludge. La band e' molto piu' tesa sul palco di un tempo, meno comunicativa e piu' impegnata a suonare "precisa". Il crescendo della scaletta e' una lenta progressione che ogni tanto si perde in giri a vuoto e pomposita' che non aiutano l'ascolto. Infine il pensiero che ho quando ascolto gli ultimi dischi e' "bello ma quando arriva Iron Tusk?" e' confermata anche dalla scaletta.
Ma in realta' i Mastodon sono sempre loro, con la maglia dei Melvins e la batteria di Randy Rhoads. Cialtroni ma simpatici. Come fai a non volergli bene?
[Dale P.]
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Recensioni dei protagonisti del concerto:
LIVE REPORTS
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