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HMVBirmingham17/02/2012In Inghilterra si fanno certi tour che da noi ce li sogniamo, questo e' un dato di fatto. Mentre il Gods of metal, che dovrebbe rappresentare la piu' importante realta' live in Italia, sguazza ancora imperterrito tra vecchie glorie discutibili (Guns 'n Roses, a giorni la cancellazione) e nuovi abominii (i Darkness...no, cioe'...i Darkness), capita che a Birmingham siano di passaggio Red Fang, Dillinger Escape Plan e Mastodon in una sola sera, costo del biglietto: qualcosa intorno ai 25 euro. Clamoroso. L'Hmv di Birmingham, pur essendo abitualmente luogo di ritrovo di discotecari e pallettomani persi,si dimostra anche arrogantemente all'altezza e l'acustica e' ottima per tutta la sera. Insomma, concerti cosi', con queste line-up a questi costi, da noi sono utopia.
Procediamo con ordine: i Red Fang danno il via alla serata con partenza metronomica alle 19:00, a causa del divieto assoluto di protrarre concerti oltre la mezzanotte in terra d'Albione, e si dimostrano capaci e a fuoco, attaccando con "Hank is dead", nuovo singolo con nuovo video demenziale al seguito, e gli inglesi apprezzano. Concentrano in mezz'ora esattamente il meglio dei due dischi finora realizzati e, precisi e d'impatto al punto giusto, chiudono con meritati applausi con una "Prehistoric dog" lievemente diversa e velocizzata rispetto alla versione originale.
Il cambio-palco dura non piu' di venti minuti e, scambiando qualche chiacchiera coi presenti, mi rendo conto che in Inghilterra i Dillinger Escape Plan sono poco piu' che un nome sentito nominare ogni tanto. Non li conosce nessuno. E i pochi che li conoscevano si aspettavano il delirio e ridevano sotto i baffi immaginando le reazioni dei dodicenni sotto palco. I DEP attaccano con "Panasonic youth" ed in pochi secondi e' il putiferio: le scolaresche in prima fila retrocedono impaurite e i barboni vichinghi che seguono i Mastodon da Remission, e non solo da Crack the Skye, si impossessano delle transenne e non si sposteranno da li' fino alla fine. Il nuovo batterista Billy Rymer supera in impatto live Gil Sharone (anche se Chris Pennie era oggettivamente tutta un'altra cosa) e guida una scaletta da apoteosi che si arrampica da Calculating Infinity fino a Option Paralysis senza neanche un secondo di cedimento. "Milk Lizard", con tanto di trombe che non si e' capito da dove venivano, ha rischiato di buttar giu' le balaustre e "43% burnt" e "Sunshine the werewolf", in rapida successione, sono schiaffi ai presenti difficili da dimenticare. Chi li conosce sa che danno il loro meglio nei piccoli locali, a stretto contatto con gli animali in platea, ma anche in grossi teatri la miglior live-band attualmente sul pianeta fa la sua porca figura. Eccome.
Ed ora i quattro di Atlanta: piu' oscuri e "professionali" e meno cazzoni e d'impatto che in passato, i Mastodon dimostrano di essere una delle pochissime band in circolazione capace di passare da una "Where strides the behemoth", furiosa e imprendibile, ad una "Creature lives", eterea ed epica, conservando intatta tutta la loro credibilita' underground, nonostante i sopracitati nuovi fans dodicenni. E questa non e' impresa facile. La scaletta, infatti, sembra studiata apposta per soddisfare tutti: dall'obeso con la maglietta dei Kvelertak al nerd con gli occhiali che li ha scoperti due settimane fa. Vette assolute della serata sono state una "Megalodon" da urlo e la chiusura prima del bis con "Iron tusk", "March of the fire ants" e "Blood and thunder" a spettinare i denti della security e a dimostrare una verita' commovente: dopo dieci anni di gloriosa carriera i Mastodon hanno imparato a cantare. Perfino Brent Hinds non arranca piu' come ai tempi del Download 2007 (francamente esilerante) e questo sottolinea lo sforzo e lo studio che la band sta facendo per meritarsi tutto il suo attuale successo. Non una parola nell'intero live, solo Brann, a fine serata, ringraziera' tutti i presenti; cio' dimostra come il nuovo corso dei Mastodon li vede tesi a suonare piu' compatti e concentrati, meno viscerali e sorprendenti degli esordi, anche piu' "mainstream", se vogliamo, ma con una coerenza, uno stile ed una riconoscibilita' invidibiale, merce rara nella musica di oggi. Chiusura epicissima e amorevolmente tamarra con tutte le band sul palco a cantare "Creature Lives" abbracciandosi e scambiandosi birre, con tanto di moglie di Bill Kelliher (menzione d'onore ai baffi piu' belli della storia della musica) e amici sconosciuti in cerca di gloria che spuntano dalle quinte. Insomma, serata memorabile come poche e anni di underground e pulmini scassati in giro per l'America ampiamente e meritatamente ripagati dal successo e dalle ovazioni odierne.
[Giovanni Solazzo]
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Recensioni dei protagonisti del concerto:
LIVE REPORTS
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