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AlcatrazMilano15/10/2019
Il famoso locale milanese ha risposto con entusiasmo alla data di una delle band più folli degli ultimi anni; il pubblico (composto da tanti giovani e qualche vecchio amante del rock psichedelico) gradisce anche il set in apertura delle Stonefield, quattro sorelle, anche loro australiane, che portano sul palco il loro rock settantiano venato di doom. Se la riproposizione in tutte le salse dei Black Sabbath ha un po' saturato le nostre orecchie in questi anni, le ragazze, però, ci mettono il giusto entusiasmo e hanno delle belle canzoni. Guidate dalla giovanissima cantante e batterista catturano l'attenzione e ci si lascia guidare volentieri da riff semplici ma accattivanti, liquefatti da un tappeto di synth. Alla fine del concerto la prima cosa che viene voglia di fare è ascoltare "Bent", il quarto album della loro carriera, uscito quest'anno.
I King Gizzard & The Lizard Wizard sono accolti da un'ovazione, segno che anche tra le giovani generazioni c'e' ancora parecchia voglia di rock e musica nuova, e regalano un'ora e mezza che spazia tra la loro varia e già corposa discografia. Si parte con un paio pezzi thrash metal dell'ultimo disco ("Self-Immolate" e "Organ Farmer") ma si cambia presto registro passando dal rock sgangherato di "Plastic Boogie", al progressive dei brani tratti da "Polygondwanaland" (a tratti la band tocca corde che rimandano ai Tool), passando per la pura psichedelia di "Han-Tyumi The Confused Cyborg" o "Evil Death Roll" e le incursioni stoner metal di "The Great Chain Of Being", sino a sfociare nell'elettronica vintage di "Cyboogie".
A raccontarla sembra un'accozzaglia senza senso, ma i King Gizzard sono credibili quando suonano tutto, sono musicisti talentuosi e fantasiosi e hanno suonato un concerto entusiasmante. Da vedere e rivedere assolutamente.
[Francesco Traverso]
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Recensioni dei protagonisti del concerto:
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