|
Home | Recensioni | News | Speciali | [ Live Reports ] | Etichetta | Negozio | Radio |
  | rock | metal | punk | indie | experimental | pop | elettronica |
|
RaindogsSavona18/05/2022
Uno skater punk alla batteria, un cavernicolo al basso e un freakettone alla chitarra coesistono pacificamente e pur con tre stili diametralmente opposti creano una magia unica. Sto parlando degli Earthless band che vede la presenza dietro le pelli del leggendario Mario Rubalcaba, già con Off, Hot Snakes, Rocket From The Crypt e mille altri gruppi.
Sala gremita e caldo asfissiante mi constringono a prendere posizione in primissima fila attaccato al palco, proprio di fronte alla cassa di Mike Eginton: le mie orecchie a fine serata non ringrazieranno ma ho potuto godermi il concerto in tutta la sua ferocia e avendo persino un po' di ossigeno a disposizione.
Come avviene anche su disco i nostri avviano il motore lentamente: la chitarra parte acida ma gli altri due compari trattengono l'irruenza per quando arriveranno i riff. Ecco, "il momento del riff" sarà certamente il punto più in alto del concerto sebbene si divertano ad abbandonarlo prima del dovuto lanciandosi in deliranti "finali" che poi non sono altro che passaggi per altri momenti deliranti. Non è stato un concerto facile da seguire: la prima parte (ovvero la riproposizione dal vivo di " Night Parade Of One Hundred Demons") è durata circa 50 minuti, quindi potete capire che o siete dei fan hardcore delle jam acide oppure potreste essere catapultati in un bad trip e vorrete andarvene al più presto.
Personalmente più che per gli assoli del mago acido Isaiah Mitchell mi sono incantato a guardare Mario. Il suo "drumming" è letteralmente devastante, con una pacca che ho sentito raramente persino in gruppi punk e metal. La scuola hardcore si sente tutta: un vero piacere per gli occhi ammirarne i passaggi e seguirlo in ogni sua divagazione. Come dicevo precedentemente quando beccano il riff c'è da godere parecchio: la scuola SST periodo "Process Of Weeding Out" che va a nozze con Saint Vitus, Fu Manchu/Nebula e Blue Cheer. Per i miei gusti se suonassero sempre "heavy" sarebbe il massimo, ma è anche vero che esistono già gli Atomic Bitchwax per questo.
Dopo 4 pezzi (credo ma potrebbero essere due o 25) i nostri si congedano con una cover di "Stoned Out Of My Mind" proprio nel momento in cui le nostre orecchie stavano iniziando a gridare pietà. Anche questa è esperienza.
Ad aprire la serata le svedesi MaidaVale quartetto femminile con all'attivo un paio di buoni dischi. La loro formula è decisamente più rock sebbene molto contaminata: all'interno delle canzoni troviamo elementi post-punk (nella voce), kraut rock (nella ritmica) e stoner (nei riff) intrisi con la giusta quantità di psichedelia acida. La cantante ha un'ottima grinta e compensa la discreta immobilità delle musiciste. Piacevoli.
[Dale P.]
|
Recensioni dei protagonisti del concerto:
LIVE REPORTS
|