|
Home | Recensioni | News | Speciali | [ Live Reports ] | Etichetta | Negozio | Radio |
  | rock | metal | punk | indie | experimental | pop | elettronica |
|
EstragonBologna30/08/2008E' curioso constatare la paura dei fan dei Dredg che la "loro" band possa diventare commerciale. I famosi discorsi che si facevano a quindici anni ritornano solo ed esclusivamente con la band di El Cielo. Questo perchè Gavin e soci si muovono su un terreno pericoloso, fatto di musica mai banale e melodie irresistibili, ma soprattutto perchè sono partiti come band inafferrabile (Leitmotif) via via sempre più codificata. Il pubblico ha paura del quarto album, quello che li renderà o una band da dimenticare conservando gelosamente nel cassetto i primi lavori mentre il resto del mondo ne canta i motivetti (come successe agli Incubus, tanto per fare un esempio) oppure ne cementerà lo status di band di culto. Culto che via via si sta allargando contando che la data in questione è stata pubblicizzata pochissimo e si svolge in un periodo in cui tutti hanno finito i propri soldi a causa delle vacanze. Invece, i presenti (difficile quantificare, ma non pochi) hanno minuziosamente messo da parte i 10 Euro di ingresso e le spese del viaggio, rinunciando ad una giornata di mare più pizza. Ne è valsa la pena? Bhè non c'è neanche bisogno di chiederlo, sarebbe veramente inglorioso fosse stata meglio una quattro stagioni di un concerto!
Saltiamo piuttosto leggiadramente l'esibizione dei supporter Stoned Machine (non ce ne vogliano ma la tenda dell'Estragon è veramente infame e meno si sta al suo interno e meglio è) e arriviamo piuttosto facilmente in prossimità del palco. Purtroppo da subito notiamo che l'acustica della tenda, unita ad un fonico non proprio sveglissimo, pregiudicheranno la perfetta riuscita dello show. Batteria e voce in primo piano e chitarra a volume ridicolo saranno gli ingredienti delle canzoni. Non capendo se si trattasse di problemi tecnici o di scarsa competenza preferiamo usare la memoria per riempire quel vuoto (non da poco) che la chitarra di Mark Engles non riesce a coprire.
Con questo "sistema" riusciamo a goderci un live comunque ben riuscito, complice la voce di un Gavin realmente in forma, capace di toccare quelle corde che generano automaticamente pelle d'oca e lacrime. Grazie ad una scaletta ottima l'atmosfera si scalda ben presto, facendoci dimenticare (ma non del tutto) i difetti di acustica: la band è ben rodata e pur con qualche errore qua e là riesce ad emozionare i presenti. Le nuove canzoni proposte (quattro) generano dubbi ai presenti, allo stesso modo dei primi ascolti di "Catch Without Arms".
Peccato, peccato veramente per QUEL vuoto, capace di minare un live altresì perfetto, pur di breve durata. Ma, per assurdo, i difetti portano il pubblico ad amarli ancora di più e a sentirli più vicini a noi. Ancora per poco o per tutta la vita, chissà...
[Dale P.]
|
Recensioni dei protagonisti del concerto:
LIVE REPORTS
|