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FillmoreCortemaggiore24/02/2006Ogni concerto degli Afterhours è diverso e speciale: alcuni da stato di estasi, alcuni belli..altri più “normali”..ma sempre con qualche caratteristica che permette di ricordarli: una cover..una frase particolare o magari un arrangiamento insolito, ogni volta qualche pezzo raramente eseguito, a volte un brano proposto per la prima volta. Insomma: mai scalette scontate, mai si ascolta quello che ci si aspetta.
A Cortemaggiore, nel bene e nel male, ho assistito ad una performance decisamente “da ricordare”.
Il Fillmore, bel locale( tra Piacenza e Cremona) dalla salda tradizione concertistica,è straripante e caldo d’attesa e di temperatura. Agnelli e soci salgono sul palco, presentando al pubblico due nuovi membri della band: Roberto Dell’Era, bassista,che subentra ad Andrea Viti, e l’eccezionale polistrumentista Enrico Gabrielli (principalmente tastierista, ma suona dal flauto traverso,al sax,al tamburello e via dicendo). Aprono il concerto con i nuovi pezzi in inglese tratti da “Ballads For Little Hyenas (il 14/3 negli USA per la “One Little Indian”) e nonostante gran parte della forza degli Afterhours risieda proprio nella poesia dei testi, i brani anche così riadattati funzionano. La mia fiducia è stata ben riposta: è ovvio, io li preferisco in italiano, ma anche in inglese sono belli e scorrono via musicali e fluidi, senza grosse forzature: non posso pronunciarmi nello specifico sulla forza della traduzione, perché in un primo ascolto,e per giunta dal vivo, con orde di fans urlanti che cantano sopra ai pezzi la versione italiana, non si può pretendere troppo.
E qui, iniziano ad avvenire le prime cose incomprensibili: tra il pubblico serpeggia un po’ di fastidio, molta gente chiede a gran voce i pezzi in italiano. Sono perplessa. Come se tutta questa folla di gente fosse un pubblico che conosce appena chi si sta esibendo..come se tutti fossero venuti per cantare le quattro canzoni più famose; già, perché se uno segue la combriccola di Mr. Agnelli almeno da un po’, e ne ha una conoscenza appena più che superficiale, sa benissimo cosa aspettarsi: - sa che essendo da poco finito l’altro tour, ed essendo uscito Ballads For Little Hyenas,il concerto sarà basato su questo album - dovrebbe presentarsi a questa serata,con la consapevolezza di un concerto diverso da solito, e con la sana curiosità di vedere come sono i pezzi che porteranno gli After a orecchie straniere - dovrebbe esserci innanzitutto per ascoltare - dovrebbe sapere benissimo quanto nel nostro amato Manuel, l’abilità artistica sia inversamente proporzionale al buon carattere (insomma, cosa pretendiamo da uno che dichiara apertamente di essere infastidito quando la gente canta ai suoi concerti,perché allora potrebbe ascoltarsi un cd; da uno che al sentir acclamare un pezzo,risponde stizzito di non essere un jukebox; da uno che ama proporre pezzi nuovi o meno conosciuti, perché vuole essere ascoltato..?)
O accetti tutte le opzioni “comprese nel pacchetto”, o stai a casa.
Ma evidentemente, nessuno rammenta questi particolari; infatti, dopo “Non si esce vivi dagli anni ottanta”, Manuel si siede al piano (e il mio cuoricino già palpita,già so..) esegue una splendida e raramente proposta dal vivo “Come vorrei”..e poi il fattaccio: accenna appena “There’s many ways”,e si levano i fischi:l pubblico vuole “Ci sono molti modi”, in italiano! Neanche a dirlo, Manuel si interrompe bruscamente, si alza stizzito troncando tristemente il mio pezzo preferito, fa un giro per il palco e cambia registro. Torna al suo microfono con l’asta luminosa, accenna rabbioso il primo giro di “Smoke on the Water” e da questro momento in poi ,solo pezzi in italiano e tra i più duri: “Veleno”, “Germi”, “Male di miele”…L’atmosfera è tesa: si capisce dai ringraziamenti sarcastici e caricaturali che Agnelli rivolge al pubblico, si legge il fastidio a stento trattenuto. E’ senz’altro una manifestazione della personalità forte e un po’ particolare di questo artista, ormai nota.
Ciò nonostante lo spettacolo è splendido, carico, gli Afterhours sono in forma, la voce di Manuel anche..i nuovi arrivati sono ben integrati e contribuiscono a degli arrangiamenti particolarmente ricchi. “1.9.9.6.” , “Voglio una pelle splendida” ed una “Ritorno a casa” mozzafiato.
Escono. Rientrano, e su un’accennata “The End” che prosegue in un’improvvisazione Manuel fa un discorso, sull’ “accettazione delle cose che cambiano e sulla responsabilità personale”..parole secondo me di respiro più generale, ma lette da molti in chiave polemica.
E’ il momento di “Bye Bye Bombay”, intensa come sempre: uno scriteriato, forse per la terza volta nella serata, salta sul palco e si butta in stage diving. Manuel molla il microfono e si salta giù dal palco inseguendo lo scriteriato tra lo smarrimento generale. Fine.
Beh..per i patiti del “rock cattivo e imprevedibile” un finale perfetto, da manuale..per noi fans più “romantici” un po’ di amarezza difficile da collocare.
Amarezza nel vedere un pubblico ingenuo e non appassionato, rovinare con pretese banali e superficiali una performance di ottima qualità, e rispondere con cori e botte di “scemo”al comportamento del leader del gruppo; amarezza per una security che alla terza volta non è in grado di isolare un imbecille esibizionista che rischia di compromettere lo spettacolo;amarezza però, anche nel vedere una reazione decisamente spropositata e maleducata, da parte di un artista che si ama e si stima.
So benissimo che Manuel è una “primadonna”, ed è anche per questo che ci piace..ma ormai, dovrebbe avere l’età e la personalità per portare avanti le sue scelte anche se non incontrano il favore del pubblico, per avere reazioni più misurate e meno scioccamente infantili e per capire che di cretini è pieno il mondo e non possiamo inseguirli tutti.
[Marta]
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Recensioni dei protagonisti del concerto:
LIVE REPORTS
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