Il 3 Ottobre 2019, alle 23, Nick Cave ha pubblicato in anteprima su Youtube il nuovo disco "Ghosteen". I fan in trepidazione hanno inondato la chat in tempo reale con urla di gioia, emoticon simpatiche e le classiche battute di chi non sta più nella pelle. Come fosse in attesa di una boyband o di un nuovo episodio di Star Wars. Dopo le 23, mentre il disco proseguiva, il contrasto fra i fan urlanti e la musica proposta era sempre più straniante. Pochi hanno colto l'ironia beffarda di una scelta di questo tipo, su un disco così personale e intimo.
"Ghosteen", scritto in collaborazione con Warren Ellis, è il primo disco di Cave realizzato dopo la morte del figlio Arthur (il precedente "Skeleton Tree" uscì dopo ma fu realizzato prima del tragico incidente). Non può essere un album allegro, se mai ci aspettassimo qualcosa di allegro da Cave. E' però un album di catarsi, un flusso sonoro senza un ritornello, un refrain, un appiglio a cui sostenerci per poterlo amare. Fin dalla copertina insolitamente colorata non è facile trovare un feeling con il disco. Realizzato esclusivamente con tappeti di synth, pianoforte e voce "Ghosteen" è un'opera che può essere avvicinata ai lavori più sofferti di Scott Walker e degli Swans, un disco dark e profondo, cinematico nel suo sviluppo orizzontale e, soprattutto, necessario. Necessario perchè, se mai ce ne fosse bisogno, mostra un artista vero che senza la sua arte sarebbe morto. E che grazie alla sua arte ci tiene in vita. Ponendoci domande, facendoci commuovere o semplicemente facendoci provare noia e disgusto.
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
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