Negli ultimi mesi in Inghilterra si è parlato molto dei Black Midi, giovanissimo quartetto iscritto alla The BRIT School for Performing Arts & Technology e che per il suo esordio ha strappato un contratto con la storica Rough Trade. Dopo alcuni singoli di avvicinamento il 21 Giugno è uscito "Schlagenheim" e siamo sicuri che lo troveremo in parecchie liste di fine anno e, perchè no, anche in quelle del meglio del decennio. Ma in cosa consiste tutto questo "hype"? La risposta semplice è che una band giovane con riferimenti così adulti inevitabilmente attira attenzione, curiosità e anche un supporto entusiasta da parte dei più anziani. Grazie alla loro apertura mentale e alla perizia tecnica riescono (furbescamente o meno non è chiaro) a mettere d'accordo tutti.
Quelli intorno ai 50 adoreranno i riferimenti a King Crimson, Pere Ubu, Talking Heads, This Heat, DNA, Mars, David Bowie, The Fall, Devo, Can, Kraftwerk; sembra di essere nel periodo più sperimentale ed ispirato del post-punk. Se i trenta/quarantenni alternativi troveranno tutto ciò poco appetibile allora ecco una spruzzata di Shellac, Jesus Lizard e Slint, ripescando un sound che si è rinfrescato di recente grazie agli Idles. Poi mettiamoci i bei visini puliti e l'energia tipicamente post adolescenziale e avrete il prodotto definitivo in grado di accontentare dai quindicenni ai sessantenni. Non male. All'appello però mancano ancora le canzoni, quelle che rendevano tutte le band citate poco sopra d'avanguardia (o come si diceva un tempo "art rock") e allo stesso tempo fruibili dal grande pubblico.
Diciamo quindi che "Schlagenheim" è un ottimo disco che arriva al pubblico per l'effetto sorpresa più che per la capacità di usare le proprie carte per creare qualcosa di bello. Il loro nozionismo non è tanto diverso da un virtuosismo in note: può piacere agli studiosi ma risultare indigesto a tutti gli altri. Fosse una tesi di laurea "Schlagenheim" guadagnerebbe un 110 e lode, ma essendo un disco lo promuovo con riserva.
[Dale P.]
Canzoni significative: 953, bmbmbm.
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