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Teatro AriostoReggio Emila31/09/2005Non era stato pubblicizzato troppo questo evento. E dire che Reggio Emilia è a una ventina di km da casa mia… In ogni caso, Venerdì 30 Settembre mi ritrovo in quel del Teatro Ariosto, davanti a Piazza della Vittoria, nell’ ambito della rassegna “REC”. Questa serata è interamente dedicata alla musica d’avanguardia. Il teatro è un’ ottima cornice per un avvenimento di questo tipo e l’atmosfera che si respira è quella da intellettuali futuristi. La sala è molto più affollata delle mie aspettative e subito si nota il pubblico abbastanza eterogeneo per quanto riguarda l’ età e il “background”.
Ore 21.15. Tocca a Keiji Haino aprire le danze… L’artista giapponese ha un curriculum di tutto rispetto: -Fine anni settanta scioglie il trio avant-gare Lost Aaraaff (in cui lei era chitarrista e cantante) e comincia a sviluppare le proprie teorie sul ritmo e lo spazio; -Prende parte a progetti etnici ed elettronici; -Partecipa a festival Jazz di Moers (Germania); -Collabora con artisti del calibro di : Faust, John Zorn, Thurston Moore ecc. Come potete vedere, non ci troviamo di fronte ad una personalità qualsiasi. Questo lo si vede appena la “stregona” (era effettivamente piuttosto inquietante) fa il suo ingresso nel teatro. Dalle espressioni di un numero consistente dei presenti, traspaiono dubbi circa la femminilità di Keiji Haino. Il “bravo!!!” uscito da diverse bocche ,dopo la sua esibizione, confermerà i forti dubbi della platea. Ma andiamo con ordine…Dopo aver acceso gli amplificatori e aver imbracciato la chitarra , la cinquantatreenne giapponese (attorniata da una marea di effetti) ci allieta con suoni di altri tempi…Col senno di poi, l’inizio è stato molto gradevole e ci sono stati ottimi (e originali) spunti. Vista dalla mia poltroncina, Keiji sembra una scienziata in un laboratorio. Prima è a cantare (o meglio, urlare) da una parte, poi te la ritrovi dall’ altra a creare suoni da un tavolo “apparecchiato” con effetti… Dopo un inizio piuttosto pacato, la chitarrista fa vibrare letteralmente il teatro con delle ottave distorte, sguaiate e potentissime, che sembrano intonare una “sinfonia del Male”. I miei timpani ad un certo punto supplicano pietà. Verso la metà, lo show inizia a stancare grazie ad un micidiale miscuglio tra prolissità e pretenziosità. Verso le 22 (dopo un’ora di concerto) la giapponese abbandona il palco con un convinto applauso (e ambigue acclamazioni, “Brava”, “Bravo”, come dicevo sopra) dei paganti. Che non fosse un riconoscimento tributatole per aver abbandonato il palco?
La pausa che ci separa dalla performance successiva la passo fuori dal teatro raccogliendo pareri (discordanti) sull’ esibizione. Ore 22.15. Fanno il loro ingresso tra gli scroscianti applausi e un gran entusiasmo, gli Original Silence. C’era una grande attesa per questo progetto che vede coinvolte autorevoli personalità del mondo alternativo: Thurston Moore e Jim O’Rourke dei Sonic Youth, il virtuoso sassofonista Mats Gustafsson, il nostrano Massimo Pupillo degli Zu (fortunatamente c’è ancora chi fa dell’ ottima musica in Italia), Terry Ex degli olandesi The Ex e ,per concludere in bellezza, Paal Nilssen-Love, uno dei migliori batteristi free jazz attualmente in circolazione in Europa. Il clima è decisamente “Free” e artistico. Chi usa coltelli o asciugamani per produrre suoni; chi “dà l’aspirapolvere” facendo strisciare sul legno la chitarra capovolta; chi usa bottiglie; chi bacchette; chi catenine ecc. Insomma, in un qualche modo si devono pure produrre dei suoni. Il fine giustifica il mezzo. Gli strumentisti che hanno impressionato di più il sottoscritto sono stati (in ordine) : Paal Nilssen-Love, davvero una furia dietro le pelli. Potente, preciso, creativo, ottimo senso del ritmo, insomma: il batterista della porta accanto; Matt Gustaffson, attualmente uno dei migliori sassofonisti in Europa. Con il sax riesce a fare qualsiasi cosa. Era stato ottimo anche l’anno scorso quando venne a Bologna insieme agli Zu; Thurston Moore, che ha dato un’altra conferma (se ce ne fosse ancora bisogno) di essere un guru ormai in ambito noise. Ha giocato con la chitarra, con gli effetti e con gli amplificatori per tirare fuori suoni d’avanguardia. Il chitarrista dei The Ex non mi ha stupito affatto invece. Sinceramente lo vedo meglio come attore che musicista. Giudizio opinabile ovviamente. Per quanto riguarda O’Rourke e Pupillo, entrambi sono stati penalizzati dall’ acustica che peggiorava con lo scorrere del tempo (fino ad arrivare all’ ultima parte in cui la cassa della batteria copriva tutto o quasi). Il bassista degli Zu ha un po’ tradito le mie aspettative. Francamente , dopo aver visto gli Zu diverse volte, mi aspettavo quel qualcosa in più. Pazienza. Ciò che importa è che qualcuno (e Thurston Moore non è sicuramente l’ultimo arrivato) consideri ancora i nostri (pochi) artisti. In conclusione, la performance è stata comunque di mio gradimento (forse alla fine la stanchezza ha avuto la meglio su di me). Spero sia data presto continuità ad eventi di questo tipo. La gente che ha affolato il teatro Ariosto ha voluto ribadire una cosa: siamo più di quanti noi stessi crediamo a seguire musica di un certo tipo.
[Tommy Gun]
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